Innocenza che sa dI frutto amaro. Youssef Abdelke sull’arte di Yasser Safi

Quando è un artista a dedicare le sue parole e riflessioni al lavoro di un altro artista, ciò che ne viene fuori non somiglia a nient’altro. Due sensibilità si incontrano con sguardo generoso, pronte a cogliere l’una nell’altra i guizzi e i segni di cui vibra la propria espressione artistica. Sono sempre molto contenta e colpita nel potermi accostare a testi del genere, dove come in questo caso è un artista, Youssef Abdelke, a raccontarci l’arte di Yasser Safi, inserendola poi in modo molto incisivo nel contesto della Siria, da cui entrambi provengono. 

Claudia Avolio

* Nel titolo originale arabo come ultima parola l’autore usa il termine botanico ‘alqam, “coloquintide”, una pianta dai frutti amari.

Testo di Youssef Abdelke (2015). Traduzione dall’arabo di Claudia Avolio per gentile concessione di Yasser Safi sul sito del quale è stato pubblicato

L’opera di Yasser Safi ti dà la tentazione di allungare una mano e giocare coi suoi colori; di sporgerla ed aggiungervi del rosso qui e del grigio là… Hai sempre la sensazione che sia un’opera incompiuta… Ti fa venire voglia di divertirti coi suoi bambini litigiosi. La sua freschezza rompe i confini tra te e l’opera stessa, come un bacio tra due che si sono appena incontrati.

Yasser Safi ha iniziato a raccogliere i frutti dei suoi studi alla Facoltà di Belle Arti nel 1997 realizzando incisioni pervase di grande rigidità lineare e rigore strutturale, aggiungendovi soluzioni appuntite per mani, piedi e persone!

Giorno dopo giorno, però, il suo rapporto con la superficie si è fatto più delicato… E questo l’ha portato a liberare gradualmente le sue forme e le sue linee da quelle sopracciglia aggrottate!

E così dopo diversi anni ci siamo trovati davanti a elementi simili ai suoi precedenti, ma dai gesti affettuosi, come i gesti di una liceale che d’un tratto trovi un bel ragazzo seduto al banco davanti.

Sono trascorsi altri anni, e la freschezza dell’immagine diretta ha iniziato a divenire una tentazione per l’artista, allontanandolo dall’incisione e dalla pazienza richiesta dalle sue tecniche. Così i suoi colori hanno preso a sfregare la superficie della tela liberando la maggior parte delle sue figure, le espressioni dei loro volti, i movimenti delle loro mani, e l’opera si è trasformata in un carnevale di personaggi assurdi ebbri dei propri colori.

Ma come non è stato fedele alle sue forme grafiche iniziali, non lo è stato nemmeno con le sue figure o col caos dei suoi colori… Ovvero, è un traditore!

E così le espressioni infantili hanno iniziato a insidiarsi tra le pieghe del calore di questo colore e della severità del colore che lo circondava. La sua opera ha gradualmente preso ad annegare nella propria infanzia, o per essere più precisi: ad annegare nell’infanzia dell’artista. Come se questo ragazzone avesse scoperto in modo inaspettato che era stato un bambino un tempo, e che quella sua infanzia aveva ancora fame di disegnare e scarabocchiare quaderni e muri. E così tutto ciò ha preso a tornare a volte con la gentilezza dei bambini, ma il più delle volte con le liti aggressive che li caratterizzano.

Eppure la spontaneità delle forme, dei colori e delle composizioni è un vero imbroglio: le sue figure non sono così innocenti; i suoi colori non sono per nulla spontanei come vorrebbero illuderci d’essere… Tutto ciò che avviene dinanzi a noi, semmai, è più simile a ciò che si svolge su un palcoscenico teatrale, e i bambini non sono altro che marionette legate con fili sottili alle ossessioni del pittore e ai suoi pensieri più autoritari e violenti. E così, più l’assurda uccisione si inoltra e si diffonde, più quelle marionette diventano demoniache; più nuovi elementi prendono d’assalto la vita intorno a noi, più ne riscontriamo un alone nelle opere di Yasser: scagnozzi, elicotteri, barili-bomba, elmetti… Pistole cariche tutto il tempo, e quant’altro.

L’opera di Yasser Safi è esplosa negli ultimi anni, con tutto ciò che esplode in Siria, tutto ciò che vi si trova non ha nulla a che fare col suo rigore precedente né con le “origini” del lavoro artistico! È diventato un campo di violenza dei colori, delle figure e di quegli ammassi sperduti! La brutalità delle linee e delle macchie: tutto ciò è detto in una lingua che a prima vista si decifra come la lingua dell’infanzia! Ma si tratta di un’infanzia che l’innocenza ha abbandonato per sempre. Come se fosse proprio l’infanzia dei bambini siriani di oggi davanti alle loro case distrutte dai bombardamenti, coi corpi dei loro genitori gettati per le strade e l’ignominia degli accampamenti dell’umiliazione nei Paesi vicini.

Yasser Safi acrilico su tela 150x150 - 2016 - Courtesy of Yasser Safi

Mentre oggi si apre il fuoco sulle persone, sui bambini, sull’innocenza e sul futuro, l’opera di Yasser Safi apre dal canto suo il fuoco sulla padronanza, sulla raffinatezza, sul colore luminoso e sulla linea sobria… E si allontana nell’espressione che rifiuta gli standard! E verso dove si allontana? 

Nessuno lo sa. Non lo sa neanche lui. Sa solo di essere fedele a sé stesso, aprendo le braccia della sua opera ai dolori della gente e alla perdita delle loro vite…

Yasser Safi - acrilico su tela - 150x150 - 2016 - Courtesy of Yasser Safi


Partendo dalla copertina, le bellissime immagini sono:

1. Yasser Safi, acrilico su tela, 100×120, 2013 – Courtesy of the artist

2. Yasser Safi, incisione, 45×45. 2010 – Courtesy of the artist

3. Yasser Safi, acrilico su tela, 150×150. 2011 – Courtesy of the artist

4. Yasser Safi, Greeting to Goalkeeper, acrilico su tela, 120×100, 2014 – Courtesy of the artist

5. Yasser Safi, acrilico su tela, 180×180, 2013 – Courtesy of the artist

6. Yasser Safi. acrilico su tela, 130×165, 2014 – Courtesy of the artist

7. Yasser Safi, acrilico su tela, 120×110, 2014 – Courtesy of the artist

8. Yasser Safi, acrilico su tela, 150×150, 2016 – Courtesy of the artist

9. Yasser Safi, acrilico su tela, 150×150, 2016 – Courtesy of the artist

Youssef Abdelke (1951) e Yasser Safi (1976) sono due artisti di grande rilievo nati entrambi a Qamishli, in Siria.

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