Fino al 30 ottobre 2020 la sede di Ramallah della galleria Zawyeh ospita la mostra Silent Garden dell’artista Bashar Alhroub. Al testo di presentazione della mostra (qui tradotto per gentile concessione della galleria) è bello affiancare il racconto dell’artista in prima persona.
Un tripudio di fiori con colori sorprendenti e angoli ben definiti domina il primo piano; in altri casi prendono lo sfondo in toni blu, verdi e grigi a seconda del periodo dell’anno o del giorno in cui le scene sono state osservate.

Sorprende che la serie Silent Garden non sia frutto di un’ispirazione nata durante la pandemia del COVID-19 quando l’isolamento è divenuto centrale per gli esseri umani e le persone hanno iniziato a cercare rifugio all’interno. La serie, infatti, è in realtà il risultato di alcuni anni di lavoro e simula la vita dell’artista originando dal suo personale senso d’isolamento.

“Mi sento estraneo su così tanti livelli, soprattutto quello politico, come tutti gli altri. Non ho voce in capitolo su questioni che colpiscono la mia vita ed esistenza in questo territorio, e col passare del tempo mi sento più impotente e isolato”. Frustrato e incapace di realizzare un cambiamento o integrarsi, Bashar Alhroub ha fatto del suo giardino – con le sue piante esotiche – il centro della propria attenzione non solo avendone cura ma anche dipingendo i nuovi fiori in sboccio, le varie piante e la diversa combinazione di colori attraverso le stagioni. Usando acrilici e carboncino su tela, l’artista ha prodotto una serie di opere che hanno radici nell’Impressionismo, ricordandoci lavori di Monet e Rousseau.

Possiamo notare somiglianze tra i fiori dalla natura esotica e l’alienazione che l’artista prova cercando di adattarsi a ciò che lo circonda. Guardando alla prospettiva dei dipinti, vediamo tali somiglianze quando l’artista si mette sullo stesso piano delle piante in senso visuale. Davanti alle grandi tele siamo sopraffatti dalle alte piante dominanti e possiamo percepire una conversazione tra esse e l’artista, come se le piante si fossero trasformate nelle sue personali anime gemelle.

In sostanza, Silent Garden si trasforma in una fuga curativa piuttosto che in una realtà fisica. Diventa un santuario che fornisce una terapia all’estraneo che risiede nell’anima dell’artista, apportando la pace e la tranquillità che lui s’impegna di raggiungere nel perseguire la sua realtà interiore lontano dal mondo esterno.
A un giardino segreto si può avere accesso solo attraverso una porta segreta, e in questa mostra Bashar Alhroub apre la porta facendoci entrare nel suo mondo segreto senza parole, svelando il viaggio personale intimo e privato di questi ultimi anni.
Testo e immagini: Courtesy of Zawyeh Gallery (Ramallah | Dubai)
“Silent Garden è il mio progetto esposto alla galleria Zawyeh. Ci ho lavorato per un anno e mezzo e ha a che fare con il mio giardino personale.
Questi particolari e il collage che ho realizzato sui miei dipinti sono il risultato delle mie riflessioni sul giardino e sui suoi dettagli nel corso delle diverse stagioni.
Le piante che si trovano in questo giardino sono esotiche, non appartengono al luogo. Ero desideroso di piantare queste piante che non sono della Palestina, sono piante esotiche che cercano di adattarsi a quanto di nuovo le circonda.
Ho preso a lavorare a questa serie, composta da 16 opere, completandole in diversi periodi.
Vedere un progetto d’arte palestinese che non fa riferimenti alla politica è un po’ strano nell’esperienza dei palestinesi. Io ho deciso di parlare della vita, celebrarla e celebrarne i molti aspetti spesso trascurati, ma importanti.
Attraverso la mostra, apro al pubblico le porte del mio giardino, svelando la realtà interiore e privata che vi è in connessione, perché tramite la mia bellissima esperienza i visitatori lo vedano e lo vivano ognuno a modo suo”.
– Bashar Alhroub
Sulla pagina Facebook della Zawyeh Gallery possiamo vedere alcune bellissime foto della mostra