In arabo la radice ḥ-d-th racchiude molti significati che spaziano dall’accadere al conversare e al raccontare, comprendendo anche l’essere nuovo, recente. Così per riferirci all’arte moderna troviamo l’espressione al fann al ḥadīth.
Nell’arte contemporanea, al fann al mu’āsir, l’aggettivo usato ha a che fare con al ‘isr, il periodo, l’epoca. Curiosità: il verbo che avvia la radice, ‘asara, vuol dire spremere! Nella sua terza forma, ‘āsara, assume il senso dell’essere contemporaneo [di].
Per l’arte concettuale, al fann al mafāhīmiyy, risaliamo al verbo fahima, “capire”, coi mafāhīm che sono proprio i concetti.
Pensando all’arte della performance, fann al adā’, questo secondo termine indica l’esecuzione vera e propria, essendo parte di una radice (a-d-y) legata al compiere e al fare qualcosa.
Riguardo l’arte dell’installazione, vi si fa riferimento in arabo “a seconda del rapporto che il ricevente [delle opere] può instaurare con esse. Ci sono installazioni entro le quali possiamo muoverci e che possiamo recepire da diversi lati; e ci sono invece opere il cui recepimento è in un certo senso regolato”. A spiegarmelo è Ammar Al Mamoun, giornalista culturale originario di Damasco impegnato nei suoi studi di dottorato a Parigi, dal quale imparo che se una installazione occupa uno spazio, ad esempio in una galleria o all’aperto, in arabo si parla di fann al tajhīz fi-l-firāgh; se ha più a che fare con l’esperienza sensoriale o percettiva dell’osservatore, si possono usare termini più specifici, che scopriremo nel nostro prossimo viaggio nel mondo delle parole arabe dell’arte.
arte moderna الفنّ الحديث
arte contemporanea الفنّ المعاصر
arte concettuale الفنّ المفاهيميّ
arte della performance فنّ الأداء
arte dell’installazione فنّ التجهيز في الفراغ
In copertina l’opera Rosa Damascena dell’artista Shafik Radwan (Palestina), 2015, tecnica mista su tela, 100×100 cm. Courtesy of Zawyeh Gallery (Ramallah)