Ricordando Kamal Boullata (Palestina). Come l’artista è diventato pioniere dell’arte araba moderna

“L’evento a Cambridge, svoltosi il 24 gennaio, si è trasformato da una serie di articoli in dialogo con Kamal Boullata a un simposio sul suo lavoro intitolato Jerusalem in Exile: Meaning and Abstraction in Arab and Islamic Art”

Melissa Gronlund è corrispondente per The National. Nata a New York, vive ad Abu Dhabi dove si occupa di arte del Medio Oriente. Questo è l’emozionante racconto che fa dell’artista Kamal Boullata (Palestina), scomparso lo scorso agosto.

di Melissa Gronlund per The National (29/01/2020). Traduzione di Claudia Avolio.

L’anno scorso, nel periodo in cui è poi avvenuta la sua morte, l’artista Kamal Boullata (Palestina) aveva lavorato a due nuove serie di opere, tra dipinti e serigrafie. Due libri su di lui stavano per essere pubblicati: un volume dei suoi scritti redatto dallo storico dell’arte Finbarr Barry Flood, e un libro di saggi critici sul suo lavoro redatto dalla professoressa di Storia dell’arte Burcu Dogramaci. 

Una mostra e un simposio erano in programma all’università di Cambridge, dedicati all’esplorazione dei suoi contributi all’arte moderna. Nel corso della sua vita, a Kamal Boullata non erano mai mancati i riconoscimenti; ha tenuto molte mostre in Medio Oriente e nel resto del mondo. Era molto conosciuto nell’ambito del modernismo arabo. Ma una tale convergenza di eventi ha dimostrato come questo campo, a lungo tenuto in un angolo, stia iniziando a essere considerato nella più ampia narrazione della Storia dell’arte del XX secolo.

E poi, d’improvviso nell’agosto scorso, Kamal Boullata è morto.

“Non hanno avuto un momento d’esitazione”, dice Lily Farhoud, vedova dell’artista, riferendosi agli organizzatori della conferenza. “Elizabeth [Fowden] mi ha scritto: ‘Sta proseguendo, tutti vogliono tenere il simposio’, e ha insistito per trovare una soluzione. Sentire quell’impegno è così bello e commovente. Sono fortunatissima”.

L’evento a Cambridge, svoltosi il 24 gennaio, si è trasformato da una serie di articoli in dialogo con Kamal Boullata a un simposio sul suo lavoro intitolato Jerusalem in Exile: Meaning and Abstraction in Arab and Islamic Art. La mostra che lo accompagna, all’inizio pensata per esibire una delle sue nuove serie di serigrafie, ha cambiato corso assorbendo una parte importante della sua pratica che era stata a lungo trascurata: i suoi libri d’artista, pubblicazioni in formato di opuscoli nei quali pagine di poesia sono state tagliate, dipinte e piegate. Alcune parti sono state realizzate come progetti artistici, altre erano regali per i suoi amici.

Per John Berger, che presentava l’influente serie della BBC dal titolo Ways of Seeing, Kamal Boullata realizzò una serie di giochi di parole visuali e linguistici col termine “voir” (vedere) declinandolo in tutte le sue possibili formulazioni e giocando con la molteplicità dei modi di vedere (Verses for John Berger, 2007). Il libro a fisarmonica di Kamal Boullata, dal respiro architettonico, contiene la poesia di Adonis dal titolo Twelve Lanterns for Granada che il poeta siriano ha scritto dopo aver visitato la Alhambra con l’artista. Per quest’opera, aiutato da sua moglie, Boullata ha ritagliato gli angoli della carta in piccole muqarna, ricreando nelle pieghe dell’opuscolo la corniciatura geometrica che si ripete. La toccante Qasidat al Ard / al Layl (Ode to the Land / the Night, 2002), che porta il titolo di un lamento di Mahmoud Darwish scambia la rigida geometria di Twelve Lanterns for Granada con l’entropia e l’emozione: macchie d’inchiostrio di china molto colorate sgorgano lungo la pesante carta del libro, e lungo le pagine Kamal Boullata ha scritto a mano le parole della poesia di Darwish.

Il genere del libro d’artista si addiceva a Kamal Boullata, il quale era molto interessato alla poesia nonché uno scrittore di straordinaria caratura. Nel 2009 ha scritto il primo grande studio dell’arte palestinese, approcciandola in modo distintivo da molto lontano facendo partire la sua ricerca dal 1850. Ha scritto numerosi articoli, alcuni dei quali raccolti nel nuovo volume There Where You Are Not. Il 24 gennaio scorso sono stati presentati sia questa pubblicazione che Uninterrupted Fugue, libro di saggi sul suo lavoro, concludendo due dei progetti che l’artista non è vissuto abbastanza da vedere.

La conferenza stessa aveva il sapore di una commemorazione per le idee di Kamal Boullata in una comunità di estimatori di lunga data. Nomi importanti nell’ambito dell’arte araba – Nasser Rabbat, Venetia Porter e Flood – hanno letto dei loro scritti; colleghi artisti arabi della diaspora come Dia Azzawi e Mohammad Omar Khalil (quest’ultimo aveva da poco inaugurato la propria mostra alla Mosaic Rooms) sono venuti ad ascoltare.

Nella sua presentazione del simposio, la curatrice del British Museum Venetia Porter ha sostenuto che i libri d’arte realizzati dagli artisti arabi sono stati oscurati da altri occidentali. La pratica moderna del libro d’artista iniziò in Francia nel 1889 con la collaborazione tra il poeta Paul Verlaine e il pittore Pierre Bonnard; i libri creati da artisti francesi moderni furono ampiamente influenti su tutta la linea. In particolare sui professionisti arabi, i quali avevano la loro tradizione di calligrafia e hurufiyya, movimento estetico che unì la calligrafia islamica tradizionale all’arte moderna. Artisti come Dia Azzawi, Etel Adnan, Shafic Abboud, Mona Saudi e lo stesso Kamal Boullata hanno realizzato molti libri d’artista in tutte le forme, e per molti oltre che per lo stesso Boullata, Adonis è stato un collaboratore centrale. Il generale aver trascurato questo genere, però, potrebbe star cambiando: pensiamo alla mostra in corso sulla guerra in Iraq, Theater of Operations, al MoMa PS1 di New York, incentrata sui dafatir (quaderni) del tipo realizzato da artisti dell’Iraq come Dia Azzawi durante gli anni dell’embargo o in esilio. O a Warehouse421 che al momento ha una mostra di progetti di libri d’artista, come la serie Kayfa Ta di Maha Maamoun e Ala Younis.

Il simposio ha cercato di collocare il lavoro di Kamal Boullata come parte di una conversazione più ampia sulle geometrie e l’astrattismo – due idee così importanti nella Storia dell’arte nel XX secolo che portano con sé valenze particolari in un contesto arabo. Kamal Boullata, un cristiano palestinese, è in qualche modo esemplare per riflettere sul significato e l’astrattismo nell’arte islamica. Il suo lavoro tocca da vicino non solo Storia e religione, ma le religioni: una testimonianza della pacifica diversità della regione levantina.

Come l’organizzatrice della conferenza Elizabeth Fowden ha raccontato nel suo scritto, Kamal Boullata poteva vedere la Cupola della Roccia dal tetto di dove era cresciuto, nel quartiere cristiano di Gerusalemme. Era solito andare a sedersi lì vicino per copiare i motivi intricati derivati dalla matematica sulle piastrelle che creano file ordinate sul suo perimetro. L’impatto di quei motivi si percepisce nei suoi dipinti e nelle sue serigrafie realizzati molti anni dopo. Una bellissima espressione del ricco significato religioso della Cupola della Roccia.

Testo: Courtesy of Melissa Gronlund
Immagine:
Courtesy of Meem Gallery

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